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Rivista96_Paganessi

Da più di cinquant’anni si trova lì, negli uffici dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti di Bergamo, attentamente custodito fin dal momento della sua donazione, che era stata effettuata da Enea Tiziano Paganessi, erede del pittore Giovan Battista, nel 1962. Di ridotte dimensioni, raffigura un soggetto sacro: una Crocifissione con la figura di Maria che abbraccia i piedi di Cristo, tra Sant’Antonio Abate con il suo porcellino a sinistra, e un santo cacciatore sulla destra, dietro un quadrupede che esibisce una croce fra le corna sulla testa, identificabile come vedremo in Sant’Uberto. Si tratta evidentemente del bozzetto
di una pala sacra, che però presenta un santo cacciatore inusuale per l’area bergamasca, frutto evidentemente di precise richieste della committenza, di cui non si sapeva nulla.
Il mistero è stato svelato solo recentemente, grazie all’impegno dell’Ateneo nella revisione scientifica del proprio patrimonio artistico, teso ad un’ampia operazione di digitalizzazione di tutte le opere d’arte di sua proprietà. Da tempo infatti tutte le tele, le sculture, i disegni, le stampe, le medaglie e le monete depositate presso l’Ateneo sono oggetto di indagine ravvicinata allo scopo di essere inserite in un unico database digitale la cui consultazione sarà resa pubblica. Si tratta di opere inedite, frutto di donazioni di soci e simpatizzanti che hanno ritenuto questo istituto un affidabile depositario delle loro opere d’arte, garante della loro cura e della loro gestione.
Il bozzetto era giunto in Ateneo insieme ad una cinquantina di disegni dello stesso artista (Giovan Battista Paganessi, Vertova 1886-1942), e non era accompagnato da ulteriori informazioni storiche. L’unico – ma sfuggente – dato si poteva leggere sul retro della tavola, dove è scritto “Antonio abate Crocifisso con Maria SS. Misura 220-120 Ongaro Gandino febbraio”. […]