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Rivista96_Aligi Sassu

Dall’esame del corpus di opere dipinte da Aligi Sassu nel corso della sua lunga carriera, risulta immediatamente evidente che alcuni temi pittorici ideati tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Novecento ritornano ripetutamente. Uno dei più frequenti è senza dubbio la battaglia a cui, al di là del pretesto visivo e della necessità di misurarsi con la materia, l’artista infonde sempre un significato sotteso. Già a partire dal terzo decennio del XX secolo Aligi Sassu predilige la forma comunicativa della metafora per esprimere le sue idee. Le sue battaglie, prive di intenti celebrativi e quasi irritanti agli occhi di parte della critica dell’epoca se non addirittura respingenti, nascono dalla forte repulsione per gli atti di limitazione delle libertà personali e l’ingiustizia in generale e possono essere intese come manifesti di valore universale contro la violenza, presente in ogni epoca e in ogni luogo.
[…] Nel 1941 Sassu dipinge Battaglia di tre cavalieri, una grande tela di 2 metri per 2. Quando l’artista inizia la realizzazione di quest’opera, che lo impegnerà per diversi mesi, la Campagna italiana di Grecia, voluta da Mussolini per riaffermare l’autonomia dell’Italia nel conflitto mondiale è in pieno svolgimento. Durante l’estate scatta anche la Campagna di Russia dove l’Italia prende attivamente parte all’offensiva della Germania nazista. Entro il mese di agosto la Battaglia di tre cavalieri è terminata perché Sassu la presenta insieme a uno Studio di caffè al Terzo Premio Bergamo allestito a Palazzo della Ragione. Sebbene nella seconda edizione del premio tenutasi l’anno precedente Sassu avesse potuto esporre l’opera ispirata alla storia veneziana dal titolo Sortita di cavalieri veneti a Famagosta del 1940, la battaglia presentata al Terzo Premio Bergamo non riscuote il gradimento dei giurati. Nel vortice di violenza senza fine che si sviluppa intorno al destriero bianco cavalcato dal cavaliere morente era forse fin troppo evidente il legame di fratellanza con la Guernica dipinta da Picasso pochi anni prima. […]