In una società dominata dal consumismo, il recupero e l’ecologia sembrano essere condizioni necessarie per la sopravvivenza del nostro pianeta e la loro messa in atto è applicata a ogni ambito di ricerca. La dimostrazione più validante che l’uomo può inscenare è l’atto del consumo, unico vero momento in cui pare sentirsi vivo. Parallelamente al consolidamento del concetto di società dei consumi, l’abbassamento delle barriere di accesso e la democratizzazione dei beni hanno plasmato l’identità dell’uomo contemporaneo, trasformandolo in un inconsapevole produttore di scarti ed incertezze. La catena di produzione-rinnovamento-scarto è un incessante loop magnetico dal quale è impossibile svincolarsi. Anche in ambito artistico il consumo compulsivo ha delle influenze e gli scarti prodotti diventano materia d’utilizzo per l’articolazione e la messa in scena di nuovi discorsi a riguardo.
L’introduzione dell’oggetto nel campo d’azione dell’arte vede origine nei primi collage cubisti e con il passare del tempo conduce anche alla nascita del concetto stesso di spazialità e tridimensionalità. In passato simbolo della nuova concezione dadaista dell’arte, oggi l’oggetto di recupero veste simbolicamente il ruolo di frammento e di parte di un insieme più ampio, globale.
In questo contesto si fonda il lavoro di Dario Tironi, i cui interventi percorrono le tracce del passato con uno sguardo orientato verso il futuro. [...]