Nella varietà dei suoi modi espressivi, l’arte di Simone Morelli (1931-2017) testimonia la coerenza dei contenuti, profondamente sentiti, frequentati e indagati, a volte sino all’inverosimile. La tensione emotiva è mitigata e sommersa nell’immagine espressa, e vi si coglie, ma non si svela, il pathos latente. Le insistenti atmosfere malinconiche, perfino inquiete, che abitano le opere di Morelli, manifestano una condizione sfuggente dell’animo, stabilizzata nelle tonalità calde e accoglienti della Terra. L’inizio della formazione artistica di Morelli, non ancora quindicenne, coincise con l’avvio della direzione di Achille Funi presso l’Accademia Carrara di Belle Arti in Bergamo. La presenza del maestro ferrarese nel panorama artistico bergamasco fu motivo di apertura alle tendenze nazionali e internazionali, e nello stesso tempo di grande fermento creativo. Con il suo insegnamento, rispettoso del temperamento espressivo di ciascuno, contribuì a formare una generazione di artisti di alto livello.
Nel 1948, Funi scelse il giovane allievo Morelli, assieme ad altri suoi compagni, per affrescare la sala consigliare del Palazzo Frizzoni, dove, con la tecnica dell’encausto, dipinse l’erudito e storico della letteratura italiana, Girolamo Tiraboschi, uno dei dodici bergamaschi illustri scelti dalla Commissione. La considerazione di Funi per Morelli lo portò ad affidargli l’incarico di realizzare alcune scenografie per le opere presentate nel Teatro Donizetti di Bergamo, di cui, purtroppo, si sono perse le tracce. [...]