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Rivista 52_Pietro Gamba

Quella di Pietro Gamba è una storia vera, davvero straordinaria come un romanzo d’avventura, che merita di essere raccontata e fatta conoscere. All’inizio degli anni ’70, Pietro frequentava l’oratorio di Stezzano, dov’era nato, e si dedicava alle attività parrocchiali, mentre lavorava come meccanico e tornitore presso una fabbrica del luogo. [...]
L’obiezione di coscienza e il servizio civile alternativo a quello militare, non erano ancora previsti in Italia ma Pietro si rivolse a don Bepo Vavassori, fondatore del Patronato San Vincenzo di Bergamo, che ancora oggi dà accoglienza e assistenza agli orfani e agli emarginati. Don Bepo propose a Pietro di dedicarsi per tre anni all’assistenza degli orfani in Bergamo, mentre si sarebbe preparato alla più impegnativa esperienza di missione per altri tre anni. Pietro accettò e don Bepo divenne suo direttore spirituale e grande amico. Conclusa l’esperienza presso il Patronato, alla fine del 1975 Pietro raggiunse la Bolivia, cominciando il periodo del suo volontariato nella Ciudad del Niño di La Paz.
Qualche mese più tardi, la necessità di entrare direttamente a contatto con la vita della gente più povera spinse Pietro a inserirsi nella missione bergamasca di Sacaba, nel Dipartimento di Cochabamba, dov’era parroco don Berto Nicoli. Tra i missionari bergamaschi c’era padre Angelo Gelmi, in seguito nominato vescovo ausiliare nella stessa Arcidiocesi, che da più di un anno era occupato tra le numerose comunità di indios sparse sulle montagne della regione, e con la sua guida Pietro maturò l’idea d’andare a vivere con i campesinos, per condividere con loro gli stessi problemi quotidiani.
Nell’agosto del 1976, Pietro arrivò a Challviri, a 3.800 metri sulle alture del Chapare, nel Dipartimento di Cochabamba, ma l’approccio iniziale con i campesinos non fu facile. Fin dai primi momenti egli avvertì una visibile diffidenza nei propri confronti, certamente dovuta alla difficoltà da parte delle persone nel comprendere il motivo reale della presenza tra loro di quello straniero. [...]