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Rivista 94_Corcos

Era l’anno 1920, l’Italia viveva una crisi politica e sociale, la “vittoria mutilata” della Prima Guerra Mondiale persisteva nel pensiero degli italiani e mancavano solo due anni all’avvento del Ventennio fascista. Tuttavia un pittore – il livornese Vittorio Matteo Corcos (1859-1933) – era capace di sognare ancora il mondo della Belle Époque, quello della ricchezza e della spensieratezza della classe borghese. L’artista, all’epoca sessantunenne, era già affermato in tutta Europa, avendo alle spalle una carriera che lo aveva consacrato quale uno dei massimi ritrattisti in circolazione: a Parigi, anche grazie al sodalizio con il potente mercante d’arte Goupil, negli anni Ottanta dell’Ottocento aveva immortalato le signore più eleganti della città in dipinti come Signora sul ponte a Parigi e Signora col cane, tele che manifestano una vicinanza ai modelli di Boldini e De Nittis, intimo del pittore negli anni francesi, e che gli fecero guadagnare il soprannome di “peintre des jolies femmes”.
Rientrato in Italia nel 1886 e stabilitosi a Firenze, Corcos dipinse ritratti che uniscono una squisita qualità artistica e una profonda ed intima indagine psicologica dell’effigiato. [...]
Con i ritratti infantili, specialmente quelli di bambine, Corcos si dimostra particolarmente a suo agio ed è con uno di questi che il catalogo del pittore si arricchisce di un esemplare sinora inedito, il Ritratto di Giulia Pedroni, firmato e datato allo scoccare del secondo decennio del Novecento. [...]