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Rivista93_Raffaello e l'eco del mito

Un recente libro di Tomaso Montanari e Vincenzo Trione, che peraltro dice molte verità, mette sotto accusa le mostre, non tutte le mostre, ma l’eccesso, l’alluvione di mostre senza idee promosse in Italia. Gli autori parlano di esposizioni che non mettono al primo posto la necessità culturale, ma altre motivazioni, da quella economica al primato del curatore.
Credo utile questa premessa perché la prima ragione che ha mosso i curatori della mostra “Raffaello e l’eco del mito” – con me, Emanuela Daffra, e Giacinto Di Pietrantonio – ed i membri del comitato scientifico, è stata la convinzione di offrire al pubblico un progetto espositivo che fosse di peso, fondato su presupposti non scontati, solidamente radicato nella storia del museo. Le ragioni che dovrebbero presiedere alla produzione di una mostra che valga la pena di essere progettata, finanziata, allestita sono che l’occasione promuova nuove ricerche, che gli accostamenti proposti consentano un’esperienza unica; che i nuovi contenuti non siano per pochi, ma accessibili a tutti.
La vera grande scommessa da vincere è mettere in comunicazione ricerca e grande pubblico, attitudine che giustifichi da un lato l’alto impegno economico necessario all’organizzazione di una grande mostra, dall’altro lo spostamento di opere preziose e delicatissime. [...]