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Rivista91_Teatro Donizetti

Entrare nel Teatro Donizetti quando non c’è spettacolo è sempre stato un privilegio, si coglie come un sospiro sospeso, si immagina cosa è stato, ma anche che cosa si potrà vedere, come ci si potrà incantare. Lo spazio, da solo, trasuda narrazione di vita, di bellezza poetica. Diverso entrarci nella fase di montaggio, quando risuonano le voci delle maestranze, il trafficare dei cavi, si apprestano le scene e si crea il luogo di un altrove, che accoglierà il mondo di una storia. Il ruolo del direttore artistico consiste nell’andare in giro a vedere spettacoli, nel scegliere con cura meticolosa ciò che si ritiene bello ed importante per la propria città, ma poi gli spettacoli si lasciano andare all’incontro unico ed irripetibile di ogni sera. Durante ogni replica l’attore e l’attrice danno una sfumatura differente, ogni sera gli spettatori cambiano e regalano agli artisti atmosfere diverse in una alchimia di incontri. Un fascino incredibile dato dall’umanità dell’atto teatrale nel qui e ora della parola e del gesto. Se l’atto teatrale è unico, diverse sono le modalità e le forme di programmazione ed è solo ripercorrendo il tempo passato che si può capire la grande svolta che, dagli anni Settanta, la nostra città ha compiuto grazie all’operato del professore Benvenuto Cuminetti che ha lasciato in eredità a Bergamo un caso unico di teatro nel panorama nazionale, che oggi continuiamo a coltivare. [...]