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Giovanni Maria Benzoni

Nel panorama della scultura italiana del XIX secolo si colloca la figura di Giovanni Maria Benzoni, artista bergamasco stabilitosi a Roma e divenuto ragguardevole esponente della statuaria capitolina ottocentesca. La sua produzione artistica fu vastissima sia in termini numerici che temporali e le sue opere sono geograficamente diffuse in modo capillare, con una rilevante presenza sul nostro territorio.
Benzoni nacque nel 1809 a Songavazzo, presso Clusone, ed ebbe un esordio da autodidatta circoscritto all’intaglio ligneo, di cui il rilievo rappresentante San Francesco (ca. 1826-1827) dell’Accademia Tadini di Lovere è un’esemplare testimonianza. Accolto tra il 1827 e il 1828 dal conte Luigi Tadini presso il citato Istituto da lui fondato, vi compì i suoi primi studi e venne indirizzato all’apprendimento della lezione neoclassica, l’esito della cui iniziale assimilazione è ben visibile in due opere sempre qui conservate, la statua lignea della Primavera (ca. 1827-1828) e la stele marmorea del Marte dormiente (1828).
Nel 1829 grazie al sostegno del conte si trasferì a Roma, che a sette anni dalla morte di Antonio Canova (1757-1822) continuava ad essere l’epicentro del Neoclassicismo italiano. Qui non poté che subire l’influenza diretta di tale linguaggio, soprattutto se si considera il suo alunnato presso Giuseppe De Fabris (1790-1860), allora scultore ufficiale della gerarchia ecclesiastica vaticana, e la frequentazione dell’Accademia di San Luca, dove probabilmente entrò in contatto con Bertel Thorvaldsen (1770-1844), stante che il maestro danese vi aveva ricoperto dal 1812 al 1831 una delle cattedre per l’insegnamento della scultura. L’effetto della formazione avvenuta nell’Urbe è ravvisabile nello stile dei primi lavori realizzati all’apertura del suo studio nel 1832 in Sant’Isidoro, un quartiere di Roma che prendeva il nome da un’omonima chiesa collocata nei pressi di via degli Artisti. [...]