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Le Mura di Bergamo

Mi piace pensare all’analogia che lega le opere di difesa veneziane al lungo percorso seguito dal processo di candidatura: come le città fortificate appartenenti a realtà geografiche tra loro lontane anche culturalmente hanno saputo unirsi formando una rete, allo stesso modo gli amministratori e i funzionari anche di differente segno politico hanno saputo “fare sistema”, credendo in un progetto unico e di lunga durata che rimanda a quello sostenuto dalla Serenissima cinque secoli fa quando decideva di ri-fortificare il suo Stato.
Infatti il processo prendeva l’avvio sul finire del 2007 nel momento in cui il sindaco Bruni e il suo staff proponevano l’idea di una candidatura seriale transnazionale che fosse rappresentativa delle città veneziane fortificate, nodi “di una grande via” tra Oriente ed Occidente. Dallo stato embrionale, l’idea assumeva connotazioni più precise nei due anni successivi sulla base di analisi preliminari che, se da un lato facevano emergere i nuovi orientamenti del Centro del Patrimonio Mondiale in merito all’inclusione nella Lista di siti culturali, dall’altro guidavano l’idea progettuale verso una maggiore definizione.
Si andava via via componendo un quadro molto variegato di luoghi storicamente appartenuti alla Repubblica marciana, che fin da subito ha portato in luce la complessità della candidatura sia da un punto di vista contenutistico che gestionale. Infatti la necessità di rappresentare all’unesco un valore universale eccezionale attraverso opere di diversa scala, appartenenti a differenti Paesi e incastonate in molteplici contesti naturali e ambientali, si profilava come una grande possibilità ma anche come una sfida molto impegnativa. [...]