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Giandomenico Belotti

L’architettura è strumento di rappresentazione di una cultura, è linguaggio della contemporaneità capace di veicolare i segni della storia e della tradizione. In questo senso gli elementi che definiscono la costruzione si caricano di significati e di rimandi ad una dimensione dell’abitare i luoghi che riporta alla radice delle cose.
Nel lavoro di Giandomenico Belotti la riflessione sui temi dell’architettura per l’industria e per la casa costituisce un’esperienza significativa di grande impegno che ha segnato nell’arco di cinquant’anni le fasi dell’intera sua opera caratterizzata da lievi declinazioni. La ricerca compositiva di Belotti si concentra in particolare sull’individuazione e precisazione degli elementi primari e tra questi il tema della copertura, sia essa piana o a falde, diviene uno tra gli aspetti preminenti delle sue architetture. Il tetto assume un ruolo decisivo nella composizione. Il disegno e i rapporti rispetto alle altre parti della costruzione, fanno del tetto un elemento di sintesi in grado di generare spazio e al tempo stesso di rappresentare una precisa idea di luogo.
In questo senso nelle architetture di Belotti il tetto spesso diviene forma simbolica dello spazio, inizio e fine dell’idea. Si tratta di un approccio metodologico che Belotti applica e sperimenta con differenti variabili nei progetti per la casa così come nei progetti per l’industria. Per meglio comprendere il ruolo conferito al tetto nelle architetture di Belotti è interessante accostare la lettura su due sue architetture tra loro apparentemente distanti per forma e funzione e tuttavia molto vicine nel metodo e nell’attribuzione dei significati: la Centrale del Latte “Lactis” ad Albano S. Alessandro, 1961-69 e due case a Ponteranica, 1975. ...