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Pino Pizzigoni

... Molti dei progetti di Pizzigoni, siano essi realizzati o meno, rappresentano delle sperimentazioni “aperte”, delle “prove” sul tema dell’abitare di grande freschezza e attualità, sulle quali è possibile compiere riflessioni e interpretazioni operative, attraverso gli strumenti più tipici del nostro mestiere come il ridisegno e la costruzione di modelli. [...]
Esponente tanto geniale quanto poco conosciuto del movimento moderno italiano, Pizzigoni indaga e sviluppa nei trent’anni a cavallo della Seconda Guerra il tema della casa e dell’abitare minimo attraverso una personale e attenta elaborazione degli impianti architettonici, a partire dal disegno e dall’integrazione tra spazio e arredi; ponendo al centro del suo lavoro non solo la dimensione umana ma anche l’osservazione sui movimenti della persona, sui possibili punti di vista e di percezione prospettica, sulle possibilità di ridurre le parti e la costruzione in un unico processo di semplificazione formale e costruttivo. Un carattere sperimentale pervade le sue opere sia nell’approccio alla forma e al disegno dello spazio, sia negli studi condotti sulle soluzioni strutturali, un sistema di esperienze che Pizzigoni mira a convergere in un unico processo di sintesi e di risultato con la creazione da un lato di architetture flessibili pensate per essere fruite in maniera semplice. Dall’altro di mobili e arredi sviluppati in collaborazione con falegnami di fiducia quali Acerbis e Minotti, disegnati come piccole architetture che riproducono concetti e sistemi costruttivi per la grande scala. [...] L’evento catalizzatore dal quale si sprigiona questa carica ideativa è la ricostruzione post-bellica, un momento storico che ha rappresentato per Pizzigoni, come per molti altri suoi colleghi, un’occasione unica per ripensare il tema della casa, ricercando nuove soluzioni in grado di meglio interpretare i bisogni e i nuovi modi di vivere lo spazio dell’abitare dentro la città. ...