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I maestri comacini Selva a Riva di Solto

... Una colonia di maestri comacini, rappresentata da famiglie dei Selva (o Silva), è approdata anche a Riva di Solto nella seconda metà del XVII secolo. Sono documentate nel 1671 le presenze a Riva di Solto del maestro tagliapietra Giulio Selva da Veglio, figlio del maestro Francesco, e del maestro Martino figlio di Bartolomeo Silva da Cerano de cinque comuni di Mezzena del lago di Como della Valle d’Intelvi. La loro venuta e permanenza sono ascrivibili alla presenza di marmo nero in località Leède e Bögn di Riva di Solto, allora di grande apprezzamento per il taglio di lastre da intarsio marmoreo, materiale fondamentale nel momento cruciale dell’evoluzione del passaggio tra l’altaristica lignea e quella lapidea.
Giulio Selva q.m Francesco, di professione tagliapietre (o maestro lapicida), sposa il 26 giugno 1679 Maria di Bernardino Polini di Riva di Solto fissandovi residenza. Per soddisfare le svariate committenze apre una bottega o laboratorio avvalendosi del lavoro, per lo più, di maestranze provenienti dalla valle d’Intelvi e dal luganese. [...]
Numerose furono le maestranze di architetti, muratori, scalpellini, stuccatori e pittori che si avvicendarono a Riva di Solto nelle botteghe dei Selva, da cui uscirono opere pregevoli d’altaristica, per lo più in marmo nero (a volte anche bianco) intarsiato con marmi policromi, per le chiese del Sebino, della Valle Camonica e altrove. Questi altari sono riconoscibili fino alla fine del ’700 da intarsi per lo più geometrici su marmo nero, e successivamente da variegata e squisita tipologia di intarsi a girali, a fiorami, geometrici, arricchiti di qualche uccellino, petali di fiori, madreperle. Alcuni recano incisa la data di esecuzione. Le loro opere sono per lo più prive di firma, per cui l’attribuzione dipende dal rinvenimento di contratti e testamenti rogati da notai o di scritture private conservate negli archivi delle chiese o delle confraternite committenti. ...