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Mario Cornali

8 settembre 1915. Nasceva quel giorno a Valtesse, parrocchia di San Colombano, povera e oscura retrovia di un conflitto allora in piena deflagrazione, Amedeo Mario Cornali, figlio di Carolina Stella Costantini (classe 1878) e Virgilio Cornali (classe 1880), che in quegli anni gestiva una segheria in via Noli. Cent’anni dopo, una Bergamo rimessa a nuovo e custode orgogliosa dei propri – non pochi – gioielli, celebra il ricordo, ancora vivo e indelebile per molti, del pittore Mario Cornali, scomparso nel 2011. Un artista e un maestro vissuto ai margini della pubblica scena ma interprete sensibilissimo dei tempi suoi, capace con la personale ricerca e un generoso magistero di fare rilucere, da dentro i confini della provincia, la peculiare vocazione del territorio a culla delle arti e di talenti espressivi.
Personalità inquieta ma coerente, riservata e complessa, Cornali condusse la sua parabola artistica con tenace passione, ancorato al lessico di una tradizione pittorica che in Bergamo affonda salde e nobili radici, ma aggiornato e attento, sempre, all’attualità del dibattito artistico internazionale. La sua tavolozza, che dai vigorosi esordi novecentisti e post-cubisti andò progressivamente intonandosi a più distese e fluide gradazioni cromatico-luminose, si riconosce all’istante per certe tinte intimiste tutte sue, certe scale di grigi, di verdi oliva, di bruni perlacei, certi colori aerei tirati in stesure pastose, certi tocchi improvvisi e accensioni rischiose di rosso, di bianco, di violetto. Una peculiare capacità di sintesi emozionale nel colore, incisiva e lirica al contempo, che è rimasta distintiva del percorso di ricerca di tutta una vita. E che fa dell’opera di Cornali una testimonianza preziosa dei vibranti esiti di una stagione pittorica in bilico tra due mondi, carica di echi illustri, lontani e vicini, e tuttavia protesa a sondare, ancora, (im)possibili nuove profondità. ...