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Dopo il caloroso entusiasmo delle giornate d’esordio, ricche di suggestioni e di inedita partecipazione, la pluralità dei contributi che qui vengono presentati intende dare riconoscimento ai molti che, nel corso degli anni (molti anch’essi) si sono avvicendati attorno alla rinascita della nostra Carrara; e, insieme, testimoniare le aspettative che, a riapertura celebrata, vengono dichiarate, ad opera di altri, come augurio infinito ai futuri destini del museo. [...] Nata come progressiva “quadreria di famiglia” l’Accademia Carrara si presenta oggi, più che mai, nello splendore della storia che documenta: storia di uomini e di donne illustri, di raccolte smembrate e ricostruite, di capolavori nostrani e di eccelse presenze “foreste”, di secoli luminosi e di decenni travagliati, di lavoro diffuso e di migrazioni necessitate ma gratificanti negli esiti conseguiti altrove, di alto civismo e di connaturata pietas, di religiosità appassionate e di laicità severe, di bellezze superbe e di intime narrazioni. Da come è stata impostata l’ostensione delle più che 600 opere, e proprio per questa ricchezza di proposte, nasce un’altra considerazione. Forse, e senza forse, converrà convincere il pubblico che una visita alla nuova Carrara non potrà esaurirsi in un’unica seduta: troppo coinvolgenti i singoli esemplari, troppo stimolanti le relazioni all’interno di ciascuna delle 28 sale, e di ciascuna di esse con tutte le altre, prima e dopo, lungo il percorso.
Ad Umberto Eco viene attribuito un apologo, generatosi in occasione della Fiera del Libro di Francoforte (non potremmo giurare sulla paternità della fonte). Avrebbe dunque raccontato lo scrittore che avendo proposto a un conoscente un libro come regalo per un compleanno, si sia sentito rispondere: «No grazie. Ne ho già uno». Non dovrebbe succedere anche per la Carrara: «Grazie, l’ho già visitata». Basterà visitarla, o andrà assunta come biblioteca visiva di una progressiva formazione, o meglio ancora di una educazione permanente della propria cultura figurativa? Si sa che la Carrara sarà chiamata a convivere con la programmazione di esposizioni temporanee, come per il passato, del resto. Ma anche in questa fortunata contingenza, dovrà rimanere chiaro che ad essa spetterà la priorità di essere il cuore di un incontro dei visitatori con l’arte della nostra terra; non una ineludibile appendice di una qualche mostra, ma il paradigma di un apprendimento del “vero saper vedere” e più ancora di un progetto espositivo globale, che dalla Città si possa estendere al vastissimo contributo del museo diffuso proprio del nostro territorio.

dall'editoriale di Fernando Noris