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Vania Russo. Bergamo Infinita e altre opere

Un “impressionista digitale” con un’unica, magnifica ossessione: la ricerca del segno dell’infinito. Vogliamo ricordare, a un anno dalla scomparsa, il talento complesso, poetico e visionario di Vania Russo (1937-2013), grafico, pittore e pittore digitale, per il quale la creatività era sperimentazione continua di strumenti e materiali antichi e contemporanei, dal pennello al mouse, dalla tela alla tavolozza virtuale.
Dopo gli anni del “Vittorio Emanuele II” e della partecipazione attiva a Gioventù Studentesca, Adalberto, in arte Vania, si affermò in città come vignettista, con una lunga collaborazione con il quotidiano L’Eco di Bergamo, e come grafico pubblicitario cui ad esempio vengono affidate, a partire dagli anni Settanta, le pionieristiche campagne di comunicazione della Banca Popolare di Bergamo. E' in questo milieu che nel 1976 il Vania caricaturista dà vita anche al personaggio di “Orobik”, preistorico e acutissimo interprete – senza esserne consapevole – degli stereotipi che ancora oggi sono legati al popolo bergamasco. È a partire dalla fine degli anni Ottanta che il pubblico comincia ad apprezzarlo anche come pittore, nelle prime personali, ancora figurative. I primi incontri con l’arte di Vania, tuttavia, contengono già la cifra espressiva di una personalità eclettica e aperta, alla ricerca di una sintesi tra arte e comunicazione, come creatività che non ha paura di confrontarsi con i materiali, di andare oltre gli steccati disciplinari, di cambiare, sperimentare ed evolvere di continuo. Così, la prima fase pittorica è documentata da una serie di acrilici su tela che già raccontano in nuce quelle che saranno le future chiavi di ricerca dell’artista: poetici “assoli” di alberi sospesi sulla linea tagliente di un orizzonte che divide solo apparentemente cieli e terre i quali, accesi da Vania di una tavolozza emotiva più che reale, finiscono talvolta per scambiarsi di posto. Ne nasce una potente “geografia dell’anima” in cui il segno – strumento formale e poetico del grafico – entra in gioco a sfibrare i contorni certi della visione, a far vibrare l’immagine di una vitalità nascosta, a suggerire altri percorsi possibili in una visione che pure ad una prima, sommaria occhiata poteva sembrare familiare e definitiva.