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Calisto Gritti. Come fogli al vento

Granuli di sabbia lasciati cadere sul foglio smuovono leggere stesure cromatiche che si addensano per poi farsi sempre più evanescenti; le immagini si rincorrono in accordi tonali e rispondenze formali su di un campo neutro che serra e circoscrive l’azione artistica determinandone profondamente la sua essenza. La libertà evocativa e lieve dell’acquerello non ha precedenti nell’opera di Calisto Gritti, benché si riveli e si ponga, ad un’osservazione attenta, in continuità con la ricerca linguistica dell’artista, con precisi rimandi e dialoghi aperti che scivolano dalla tela alla fredda lastra incisa sino alla carta. È un discorso che si dipana continuo, perché è una narrazione interiore che si muove per forme, a cui non necessariamente è chiesto di significare o rappresentare o ricordare, riprendendo intonazioni endelliane, ma che per contro hanno la capacità di smuovere sensazioni così intime.
Calisto Gritti (Bergamo 1937) si è misurato a lungo con la pittura; le sue prime opere databili alla fine degli anni Cinquanta, risentono del dominante clima informale benche' gia', con l’aprirsi del nuovo decennio, si insinuino riferimenti precisi ad un coinvolgimento sociale precoce e puntuale, con preannunci di quella che sarà poi definita “nuova figurazione”. Alla svolta degli anni Settanta il suo linguaggio si fa più preciso nel rimando a dettagli figurativi anche se sottoposti a sintesi formali tali da rendere le immagini stranianti, benché ancora fortemente denunciatarie. (...)