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La bella pittura di Angiolo Alebardi oltre le impressioni di paesaggio

(...) Volgeva dunque l’anno 1905, in cui il pittore Alebardi esordiva con alcuni paesaggi alla mostra dell’Accademia Carrara. Iscritto dal 1900 alla Scuola diretta da Ponziano Loverini e frequentata da pittori come Oprandi, Morzenti e Servalli, egli si era già distinto in più occasioni, da una parte rivelando il suo carattere inquieto, talora concentrato nei propri pensieri fino alla scontrosità talora impulsivo fino all’irruenza, dall’altra meritando per esempio il primo premio con medaglia d’argento per una Venere e per il saggio finale del “corso delle statue” nell’anno 1902-1903.
Il maestro Loverini si comportava quasi come un padre con i suoi allievi e li formava alla disciplina, a un metodo, a un mestiere, nel rispetto della tradizione e delle loro attitudini; (...) Così l’allievo Alebardi acquisì una notevole padronanza del mestiere, potendo cogliere anche i lasciti della scuola talloniana, e intraprese subito una propria ricerca pittorica. (...)
La precoce e coerente poetica di un «temperamento originale»
Dopo essersi perfezionato per un anno alla Scuola del Nudo dell’Accademia romana di San Luca e aver esposto in una mostra collettiva nella capitale, il giovane Alebardi si presentò nientemeno che alla VII Biennale d’arte di Venezia del 1907. Il suo Ritratto di bimba non venne solo ammesso, anche lodato da Ojetti e Mentasti (...) Era la prima volta che l’artista – residente nella natia Seriate – visitava Venezia, poi meta del suo viaggio di nozze con Maria Belotti nel 1909 e, dal ’25, luogo di frequenti soggiorni e veduta prediletta della sua pittura. Era la prima occasione in cui egli si presentava con esponenti di «una generazione di validi pittori milanesi che aveva traghettato l’Ottocento nel nuovo secolo» e a cui si deve, «per ammirazione, il suo iniziale scolastico realismo», che – secondo Lorandi e Noris ­– non si spiega solo nel contesto del magistero loveriniano. Di qui si possono tirare le fila della pittura di Alebardi, dall’arte del colorire propria della secolare scuola veneta e dal dibattito tra realismo e scapigliatura del secondo Ottocento milanese. (...)