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Luce e materia nelle sculture di Giuliano Gaigher

(...) I primi dieci anni di attività di Gaigher sono intensamente segnati dall’estetica della vetrata classica, nella cui scia nascono mirabili realizzazioni pubbliche. Nel contempo, la sua innata propensione alla ricerca lo sospinge verso una poetica più personale, tramite la quale esprimere una creatività più libera, in grado di superare la concezione del vetro come pura superficie e colore e di immaginarlo come materia da plasmare e proiettare nello spazio. Perviene, così, a ideare il tutto tondo della scultura e ad avviare felici sperimentazioni intorno alla fusione del vetro, tecnica consistente nel frantumare vetri di ogni colore prima di sottoporli al processo di fusione. L’esito, stupefacente, è il tutto tondo ottenuto tramite la fusione a cera persa per vetro: l’artista prepara un modello in polistirolo, creta o legno, procede al riempimento della struttura dopo averla collocata nel forno, predispone un crogiolo munito di foro in basso che riempito di vetro si liquefa e penetra nella struttura stessa. Oppure, altro procedimento, inserisce del vetro nel crogiolo, li fonde e, a fusione avvenuta, versa il liquido nella forma prescelta. (...) Ma è soprattutto negli ultimi vent’anni che l’attività di Gaigher si è dispiegata con particolare intensità (...) Ciò emerge anche nelle opere ispirate alla filosofia del quotidiano che si impone per il gusto netto e per lo sguardo asciutto ed essenziale, esaltati dalle scelte materiche, sospese nella leggerezza della luce generata dalla materia sottoposta al calore del fuoco e trasformata, come per incanto, in opera d’arte. (...)