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Ferrario Frères

I tre pannelli di questo ideale trittico sono momenti diversi di una ricerca sviluppatasi dalla volontà di lavorare sul microcosmo privato-pubblico dello studio d’artista utilizzando un tema dato. Appropriandosi di un archetipo imprescindibile nella storia moderna della raffigurazione dell’atelier, il monumentale dipinto eseguito da Courbet nel 1855, il collettivo Ferrario Frères se ne avvale come di uno schema formale per mettere in scena la propria biografia artistica e per restituire con disincanto e ironia, in una sorta di esorcismo figurativo, rapporti e meccanismi che reggono il sistema-mondo gravitante intorno al proprio fare arte.
Nell’ampio spazio vetrato dello studio, che si apre su una veduta stereotipata della città di Bergamo, sono ripresi e montati, in un accostamento volutamente straniante, motivi formali, immagini déjà vu, citazioni e omaggi che evocano la memoria visiva del gruppo. Gli espliciti riferimenti al lavoro sul ritratto di Rainer o Richter e quelli altrettanto scoperti agli specchi rotti di Pistoletto e ai neon di Kossuth si affiancano al recupero in chiave parodistica del tema iconografico del San Sebastiano e delle Tre Grazie...