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Le lotte studentesche

Negli anni del boom economico, il contesto sociale ed economico di Bergamo è ancora legato alle sue tradizioni contadine... Dal punto di vista culturale e politico, questa realtà si traduce in un sostanziale conservatorismo dell’opinione pubblica, mentre un timido segnale di impegno politico e civile fra i giovani arriva dalle posizioni pacifiste dei movimenti di ispirazione cattolica ACLI e FUCI e dalla rivista “SeleBergamo” della sinistra giovanile. Nel febbraio del 1968 si svolge un’assemblea alla quale partecipano esponenti del Movimento Studentesco di Milano, già attivo da molti mesi: è l’inizio della contestazione nelle scuole bergamasche. L’iniziativa viene vista con preoccupazione dall’opinione pubblica e dai due quotidiani cittadini (“L’Eco di Bergamo” e “Il giornale di Bergamo”) che tendono ad identificare il movimento con i gruppi di ispirazione maoista presenti in città da alcuni anni.
Le scuole che si dimostrano da subito più attive sono il Liceo Scientifico, il Liceo Artistico e il Vittorio Emanule II, che all’epoca comprende la Ragioneria e l’istituto per Geometri. Questi fermenti sfociano il 25 gennaio del 1969 nel primo sciopero generale, con una grande manifestazione cui partecipano 5.000 studenti. Nei giorni successivi iniziano le occupazioni, prima al Liceo Scientifico “Lussana” e poi, a distanza di pochi giorni, al “Vittorio Emanuele II” e all’ITIS “Paleocapa”, con uno schema analogo che prevede l’autogestione e i “gruppi di studio”...