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VivekaAssembergs

... Le sculture di Viveka Assembergs si muovono in un ambito ancora ancorato al corpo o meglio ad una idea del corpo e dell'essere, sono presenze, proiezioni di stati d'animo e di suggestioni memoriali; il corpo diviene allora pretesto per un racconto introspettivo e autobiografico. Se la realtà non ha più bisogno di essere rappresentata, come ha sostenuto Jean Clair, vi è tuttavia la necessità struggente di fermare la percezione di sé, del proprio vissuto. Le figure che si accampano nell'immaginario assembergsiano sono per lo più femminili, ma solo dettagli ne rivelano la vera natura; i suoi nudi non ostentano alcuna seducente fisicità, sono orme che si ripiegano su loro stesse: il loro ventre si fa cavo e il dorso si apre in scudo, i volti sono raramente definiti in una volontà di prescindere il reale e di precisare all'opposto uno stato emozionale aperto ad una ricercata ma al tempo stesso negata condivisione. In Piove e tira vento del 2009 e in Gli ultimi 30 cm quadrati del 2011 questa condizione trova piena espressione: due corpi l'uno maschile e l'altro femminile – anche se la determinazione del sesso come ho detto in precedenza non ha un peso nella ricerca della scultrice lavorando esclusivamente sul concetto di presenza – si trovano accovacciati, ripiegati su se stessi nell'unico lembo di spazio rimasto loro vivibile; il dorso si apre in una sorta di corpetto-corazza nello sforzo di resistere agli attacchi sferrati dal mondo, in attesa di una rimbaudiana "vita altrove". ...