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TizianoFinazzi

Nell'arte degli ultimi decenni molto si è dibattuto, molto esplorato, molto fatto. E sempre la pressione dei gusti periodici, di quelle che ormai anche sociologicamente vengon dette mode culturali, ha posto in ombra una delle aree di più ricca vitalità dell'arte italiana, l'astrazione di sostanza lirica.
Tiziano Finazzi, artista per scelta impellente più che per vocazione professionale, proprio a quest'ambito si è sentito congenere sin dai primi passi, mossi quando il concettualismo ideologico
e algido andava trascolorando, e pareva inevitabile che il ritorno a una pittura d'affetti ed effusioni altre vie non potesse prendere che quelle d'una figurazione ritrovata ed enfatizzata, postmoderna per stilismo cinico e tutta estroversa, di sostanza meramente spettacolare.
Sapeva bene quindi, Finazzi, che si trattava di una scelta compiuta in modo totalmente inattuale, dettata dall'esatto opposto che dal senso di opportunità. Il mondo delle arti odierne pretende evidenze e definizioni, mediazioni mondane chiare e facilmente riconducibili a una piana raccontabilità. Privilegia, soprattutto, clausole modali uniformi, riconoscibilità dirette: ovvero, il presentarsi dell'artista secondo una specie visiva dichiarata, e solo per minimi spostamenti evolvente sulle stesse proprie tracce.
Ma egli avvertiva ben altro ...