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rivista70_Rosaspina Buscarino

Entrando nello studio di Rosaspina Buscarino Canosburi, si avverte l'immediata consapevolezza che l'insieme delle opere, la disposizione, il loro accogliere il visitatore in uno spazio "sacro", dia vita a un peculiare ritmo interno, una vera e propria sintesi del fare stesso dell'artista, percorso a ritroso fino alle origini dell'atto creativo.
In principio era il verbo: la parola che si fa immagine rimanda alla creazione come evento poetico, condizione di possibilità per la genesi dell'opera d'arte. Forse è proprio questa l'essenza primaria di questo lavoro, la chiave di volta che sostiene e amalgama le spinte conoscitive unite in una direzione chiara ed essenziale, forte e concreta, senza cedimenti, né crepe. Un lavoro maturato in anni di silenzio e meditazione, venuto alla luce, emerso lentamente da un distacco che si scopre elemento fondante della ricerca. (...)
I Sillabari guardiani ci accolgono con la loro impassibile verticalità, il loro essere manifestazione della terra attraverso la materia di cui sono composti, l'antitesi trama/ordito, juta/colore, diritto/rovescio. Quest'ultima, apparente opposizione è in realtà convivenza essenziale, equilibrio svelato tra elementi illusoriamente opposti. ... Lasciamo alle spalle i guardiani del segno ed entriamo in una dimensione più rarefatta e sottile: sono i Toconoma, ora, a riempire lo spazio, pregni di se stessi e delle loro forme. Toconoma deriva dal greco tókos nascere, venire alla luce, e dalla parola longobarda toh, il drappo. Sono "drappi su tela", straordinarie sintesi formali dove il rapporto figura-sfondo è fatto di interazioni tra piani, di dialoghi fitti tra il supporto – la tela – e il drappo di juta o lino, reso scultoreo dalla materia pittorica, che pare dotato di movimento interno, autodeterminato e autodefinito. (...)