rivista69_Nacci

Per trent'anni la musica è stato tutto il suo mondo. Alberto Nacci ha suonato con i più grandi del jazz italiano, da Gaslini a Fresu, da Rava a D'Andrea. In trio, quartetto, ottetto, in versione solistica e in big band si è esibito in prestigiose rassegne internazionali, distinguendosi come musicista di progetto di assoluto interesse.
Poi, la svolta. Affascinato dall'intreccio delle arti e dei linguaggi, ha scoperto che la dimensione sonora è trasversale a tutte le arti, comprese quelle visive, ed ha iniziato a considerare il suono da prospettive differenti: dal teatro, dall'architettura, dall'arte figurativa e astratta, si può dire da ogni agire umano in senso creativo.
"Ci ho messo dieci anni a smettere di suonare – confessa Nacci – non è stato facile. Ma questa rinuncia alla fine è stata una conquista che mi ha permesso di esplorare nuovi territori della creatività". Anche perché di fatto Nacci non ha mai smesso di occuparsi di suoni, di timbri e di ritmi e la sua storia di musicista è ancora ben viva nelle opere di videoarte in cui è diventato maestro nel giro di un decennio. Lo dimostrano i premi e i riconoscimenti ottenuti in importanti festival internazionali di videoarte, che hanno dato lustro anche alle eccellenze del nostro territorio: uno per tutti il pluripremiato The Moving Town, vincitore al Festival di Philadelphia (miglior regìa) ...