rivista69_Merletti

Persone e ambiente costituiscono un tutt'uno nel paradigma fotografico – ma prima ancora, forse, nell'universo estetico e dunque nell'immaginario artistico – di Angelo Merletti, portato ad esplorare con lo stesso acume e uguale curiosità, intelligente ed inquieta, due differenti 'oggetti' all'apparenza inconciliabili, eppur fra loro talmente interrelati, che l'uno prende vita dall'altro e l'altro si contestualizza solo grazie al primo.
Ed ecco allora che i ghiacci eterni dei picchi nepalesi, imperscrutabili nella loro incombenza eterna e silenziosa – o i turbini di nubi gonfie e rotolanti in marcia verso i monasteri arroccati o gli abissi vallivi – o ancora le acque smeraldine e vitree delle coste vietnamite presidiate da minacciosi e misteriosi, onnipresenti faraglioni – non meno delle screpolate arsure africane dove le ossa calcinate spuntano come inquietanti fiori geometrici in mezzo a pietre abbacinate – o dei rigogliosi giuncheti disseminati delle pupille viola d'orchidea e di gialle iridi tigresche d'un India di salgariana suggestione – si fanno in Merletti materia capace d'essere ben altro che il mero sfondo passivo a ritratti d'una complessa e articolata umanità, dolente o gioiosa, colta nelle sue mille sfaccettature, in un istante all'apparenza irripetibile, ma destinato invece a replicarsi in eterno, o, almeno, fino a quando l'uomo potrà ancora vivere.