rivista67_12_13

La restituzione al pittore Giuseppe Antonio Orelli (1706-1776) degli affreschi della chiesa di S. Antonio da Padova in località Zaffalino di Ardesio (Bergamo), assegnatigli dalla scrivente prima dell'inizio dei lavori di restauro, arricchisce il catalogo dell'artista di un inedito capolavoro della sua produzione matura, consentendo una volta per tutte di chiarire una vicenda attributiva finora dibattuta solo a livello locale... Escluso il nome del Querena per il carattere precipuamente rococò del complesso pittorico, che si esplicita nell'insolito rapporto tra le parti figurative e le quadrature, queste ultime preponderanti e di un cromatismo accentuato e festoso, l'attribuzione a Giuseppe Antonio Orelli degli affreschi della volta della navata si giustifica in ragione dei puntuali riscontri stilistici, come si vedrà, con le opere da lui realizzate a Bergamo attorno al sesto decennio del secolo. Anche è da respingere il riferimento al figlio Vincenzo Angelo, stretto collaboratore ai suoi esordi della bottega del padre, che si distingue per il piglio accademico e il linguaggio oscillante tra festosità rococò e un'indubbia fermezza di segno già neoclassico che egli, nell'arco della sua intensa produzione pittorica, tenterà di combinare in un'ardua sintesi stilistica... Al ciclo di Ardesio, si aggiunge ora un altro prezioso inedito del pittore ticinese, riconosciuto in occasione del suo restauro e da poco entrato nelle raccolte della Fondazione Fantoni di Rovetta, il dipinto raffigurante Abramo e i tre angeli, svolto dall'Orelli con piena aderenza al tema biblico (Genesi 18, 1-19) e con indiscussa vivacità di racconto...