rivista67_50_51

Quella dell'Ateneo di Bergamo è una storia che inizia nel 1642 quando una congregazione d'illustri cittadini dà vita all'Accademia degli Eccitati al cui interno primeggiano colti umanisti, insieme agli scienziati, ai medici, agli astronomi, ai matematici. ...
Tutti sanno che Bergamo nel 1797 decide di abbandonare Venezia, dopo aver accettato la sfida che la discesa di Napoleone in Italia portava all'Antico Regime. La città e il territorio entrano a pieno titolo in dinamiche che travolgono sistemi organizzativi, sociali, culturali, politici. Una stagione breve, dal 1797 al 1814, ma sconvolgente, con un intervallo drammatico nel 1799 quando l'esercito austro russo cerca di rovesciare la situazione. Al di là dei gesti tra il dissacrante e l'apotropaico (roghi di parrucche e di simulacri del potere; cancellazione e sostituzione di simboli; alberi della libertà e coccarde tricolori), la società deve modificare i suoi schemi e prepararsi ad accettarne di nuovi. Se è vero ciò che alcuni sostengono, i risultati dell'influenza francese sono senz'altro positivi per Bergamo: si razionalizza l'organizzazione degli enti assistenziali; si modifica il sistema educativo pubblico; si definisce con il catasto la conoscenza e la funzionalità del territorio; si controlla l'amministrazione; si valorizza la presenza di istituzioni culturali depositarie delle memorie storiche, artistiche, scientifiche. Nasce così per decreto napoleonico, il 25 dicembre 1810, l'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo che all'origine riunisce personaggi ed esperienze delle due antiche accademie, e che darà spazio e voce agli illustri rappresentanti della cultura che accoglierà d'allora in poi al suo interno.