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Allestita in un temporary-shop cittadino, l'ultima mostra di Luisa Balicco si presentava come una costellazione di opere-satelliti disseminate nello spazio, un agglomerato puntiforme di figure e segni complessi che invitavano lo spettatore alla trasmigrazione da un'opera all'altra seguendo impercettibili ma irresistibili traiettorie.
Concepita per stazioni, per nuclei plastici distinti ma tra loro intimamente interconnessi, l'esposizione allineava una dozzina di opere distribuite lungo le pareti, in mezzo alla sala, nello spazio della vetrina che affaccia sulla strada, secondo un modello di fruizione "itinerante" in cui ciascuna opera era al tempo stesso autonoma e parte di un insieme, indipendente ma intimamente correlata alle altre. Sollevate su esili aste metalliche le opere si ergevano nello spazio dialogando a distanza, alludendo a un insieme di opere-isole, a una struttura al tempo stesso chiusa e aperta simile a un arcipelago. ...