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Spesso si sente dire: bisognerà pure mettere mano e rendere giustizia a questo o a quell'artista. Frase fatta, purtroppo usuale in molti casi, come se in essa si volesse sottintendere e giustificare il prolungato silenzio a volte esagerato e oltre il lecito, o il più compromettente "oblio". Certo, non sempre i ritardi causano danni, a volte qualche vantaggio lo offrono pure: riflessione e revisione portano anche a piacevoli sorprese.
Il preambolo costituisce una sorta di cornice ideale al quadro in cui si dipana la vicenda umana e artistica di Nino Nespoli. Lasciamo che siano le parole del pittore a illuminarne il soggetto: «Nel novembre del 1916 m'iscrissi all'Accademia Carrara di Bergamo, dove insegnava Ponziano Loverini, dopo aver aiutato fino a quel tempo il babbo che faceva il burattinaio e lo stagnino ambulante. Nel febbraio del 1917 venni chiamato alle armi e mandato al fronte dopo un breve periodo di istruzione. Reduce nel 1920, ripresi all'Accademia Carrara gli studi interrotti e vi rimasi fino al 1922. Cominciai a esporre qualche mia opera alle mostre collettive del 1923».
Ed è proprio Ponziano Loverini, l'insigne maestro sotto le cui materne e possenti ali muove i primi passi una piccola schiera di giovani di belle speranze, che, intorno al 1925, affida al Nespoli, il più promettente fra i discepoli, l'insegnamento alla scuola di disegno della Carrara ...