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Troviamoci un pomeriggio di maggio all'ombra del pergolato d'una trattoria in Castagneta. È lì che incontriamo un gruppo di studenti del Liceo cittadino; approfittano del pomeriggio libero, «tutti in calzoni corti e tutti un poco matti». Nell'aria profumata dagli orti dei colli vogliono decidere di compiere un miracolo, qualcosa che soddisfi la loro inquietudine, che dia senso all'inconscio bisogno di affermazione spirituale: fonderanno una rivista letteraria o un teatro d'avanguardia. Discussioni accese, tentennamenti, scelte, forse vale la pena perseguire la seconda ipotesi, soprattutto perché il più grande del gruppo è un drammaturgo e, divenuti tutti attori, i giovani potranno mettere in scena la sua ultima opera. Ma è maggio e l'aria è profumata. Dopo i dibattiti, le proposte, il progetto, i ragazzi si salutano, se ne vanno. Rimane «un giovanetto dal viso sofferente illuminato da due chiari occhi dolcissimi, un ciuffo di capelli stanchi sulla fronte» che si avvicina ad un altro, porgendogli la mano «Io sono Nino Petteni. Tu sei Cornali, vero?».
È Gino Cornali, giornalista presso importanti testate nazionali che ci rende partecipi di quel lontano maggio 1908, mentre pronuncia il 23 aprile 1950, nella sala del Consiglio comunale, il discorso di commemorazione dell'amico carissimo, scomparso da vent'anni...