64_28_29

Il 2 giugno 1949 il pittore Giacomo Zappella stilò questo profilo di se stesso, per l'edizione dell'Annuale degli Artisti Contemporanei: "Sono nato nell'alto bergamasco. Sono autodidatta, disdegno l'abuso dello scolasticismo e realizzo nelle naturali ispirazioni di verità. Premiato in una mostra Nazionale (4° Premio Bergamo) e a due sindacali. Alcune mie opere si trovano in Francia, Svizzera, Cecoslovacchia e Italia in raccolte private. Vivo a Borgounito (Bergamo)".
Aveva quarantott'anni, e da almeno venti viveva un rapporto intenso con la pittura.
Giacomo Zappella, detto "Pippo", in una terra dove non avere un soprannome è essere privi di una parte della propria identità, era nato nel 1901 da una famiglia contadina. Applicatosi ad aprire una bottega di falegname per garantirsi di che vivere, ripeteva nel suo percorso (con ben altri modestissimi esiti!) la vicenda artistica che, in bergamasca, aveva generato il più grande pittore del '900, Alberto Vitali, il più irregolare tra tutti i contemporanei e il più alto nei suoi raggiungimenti espressivi o quella di Giacomo Manzù (1908-1991), piccolo indoratore di legni a Bergamo prima del suo trasferimento milanese.
Frutto di una formazione altrettanto autonoma, si era ingegnato a ricreare o a reinventare per sé gli strumenti e i procedimenti della pittura, con l'ansia e insieme la consapevolezza creativa d'un primitivo...