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«Professione Pittore». Per di più «coniugato», con figli. Così sta scritto sulla carta d'identità, rilasciata l'8 gennaio 1951 dal Comune di Presezzo (Bergamo) e rimasta sdrucita fra le carte di famiglia. Raro a trovarsi, allora anche più di oggi, un pittore di professione che riesce a mantenere se stesso e i propri familiari solo con l'arte.
Domenico Rossi – nato a Seriate nel 1911, dal segretario comunale di Seriate, Quinzano d'Oglio e Verdello Cesare Rossi e da Carolina Alebardi sorella del pittore seriatese Angiolo, e scomparso a Bergamo nel 1955 – costituisce l'immancabile eccezione alla regola, anche per chi crede che un artista esista solo se è presente nel mercato dell'arte. Le sue opere, per lo più in collezioni private, di rado compaiono in qualche galleria, restandoci appena il tempo per essere acquisite da altri collezionisti, oggi come allora. Eppure questo pittore è conosciuto solo da esperti e appassionati d'arte. Nei 55 anni dalla scomparsa, il suo nome – tra l'altro passibile di confusione per la presenza di più pittori, anche bergamaschi, col cognome Rossi – è stato citato in alcune pubblicazioni, in riferimento a iniziative culturali, e talune sue opere sono state esposte in saltuarie mostre collettive, con sintetiche biografie in catalogo. Ora la vicenda artistica e l'opera di Rossi vengono approfondite dal punto di vista sia critico sia storico, in modo più completo, anche se non ancora esaustivo, e con difficoltà proprie di una ricerca svolta a distanza di tanti anni. ...