58_22_23

Attorno ad Enea Salmeggia, nonostante la notorietà e la fama, alimentate soprattutto nel corso del Settecento e dell’Ottocento (Tassi lo definiva «... senza dubbio de’ principali pittori che abbia prodotto la patria nostra») si condensano ancora svariati punti interrogativi. E non di poco peso: non si conosce l’anno di nascita, che solo induttivamente è stato fissato tra il 1565 ed il 1570, non sappiamo con certezza presso chi si sia formato. Varie sue opere, soprattutto degli inizi, non gli erano state correttamente attribuite (valga per tutte la bella Visione di San Diego di Alcalà in Santa Maria delle Grazie a Bergamo che fino a pochi anni fa era messa in quota al catalogo di Francesco Zucco) rendendo torbida la ricostruzione della sua carriera.
Il dipinto oggetto di queste poche pagine è invece molto noto e benissimo documentato. Non solo è datato 1623 in bella vista, sul frammento di colonna che serve da sedile al personaggio che chiude a sinistra la composizione ma possediamo anche il contratto di esecuzione (1621), affidata a Salmeggia dopo una sorta di gara con Zucco e Cavagna.
Un’opera della fase terminale della carriera dell’artista dunque (Salmeggia morì tre anni dopo la conclusione del telone), caratterizzata da una attività instancabile, e di questa fase riassume bene caratteristiche e limiti. ...