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Rivista 124_Bartolomeo Colleoni ritrovato

Era una mattinata novembrina incominciata con una pioggia sottile, che i giornali definivano all’inglese. Non smentita dal resto della giornata: umida, fredda, uggiosa. Rari i passanti lungo la via Bartolomeo Colleoni, in Città Alta, che la maggior parte degli abitanti continuava a indicare con il suo nome antico: Corsarola. Poche le donne, frettolose, uscite di casa con meta le solite botteghe e brevi soste per scambiare qualche parola, e così anche gli uomini: quelli che non erano al lavoro, anziani, pensionati, nullafacenti, si dividevano tra alcune mete ben individuate come il Caffè del Tasso, o il bar Funicolare, il Cavour; i locali con biliardo erano i preferiti, ma di solito frequentati nel pomeriggio. Turisti e visitatori, zero.
Forse ai più attenti o curiosi non sarà sfuggito un inconsueto andirivieni alla Cappella Colleoni, lo straordinario mausoleo che il grande condottiero aveva fatto innalzare per sé, affidando il compito a Giovanni Antonio Amadeo, architetto e scultore, artista di grido, il più noto in quello scorcio del primo Rinascimento lombardo. Correva voce che erano riprese le ricerche per individuare dove fossero finiti i resti del Capitano Generale delle truppe della Repubblica di Venezia. Era quasi mezzo secolo che l’indagine era in corso: ipotesi, clamore alla scoperta di un antico sarcofago, scetticismi e “ve lo avevo detto”, smentite. Fu proprio in quella mattina del 21 novembre 1969 che il piccolo/grande mistero fu risolto. [...]