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Rivista 117_Il Progetto iniziale di Lorenzo Lotto

[...] Advertite: non metate insieme el coro senza farmelo asapere qualche dì inanti. Così scriveva il 28 marzo 1529 Lorenzo Lotto a m. Hieronymo S.to Piligrino not. nel Loco Pio de la Mia di Berg.o. inviando altri disegni per il coro. Del resto il pittore non era, e non sarebbe stato nuovo, a reclamare rispetto e correttezza nei confronti del proprio lavoro da parte dei Reggenti della MIA.
Nella sua lunga corrispondenza con i Reggenti della Misericordia Maggiore di Bergamo, non era la prima volta che il pittore inviava segnali preoccupati circa l’allestimento che a Bergamo si andava curando del Coro di Santa Maria Maggiore. «Non mettete insieme il coro senza farmelo sapere qualche giorno prima». Aveva già avuto modo di lamentare soprattutto la più grave delle incomprensioni da lui patita: la difficoltà, da lui percepita, nel riuscire a far capire ai committenti la profondità dell’invenzione dei soggetti esoterici dei coperti e la necessità di abbinarli coerentemente con il connesso racconto biblico. Infatti aveva scritto il 10 febbraio 1528: Circha li disegni de li coperti, sapiate che son cose che non essendo scritte, bisogna che la imaginatione le porti a luce; perciò mai me sono venute di vena pur una, et non mi meraviglio de niente perché mal sono careciato da voi, anci svilito et vituperato et menaciato in le vostre lettere. Invenzioni così complesse, non solo nella loro costruzione, ma di così ardita lettura (e Lotto ne era consapevole), da non creare al loro autore meraviglia «de niente», soprattutto per averne derivato solo incomprensioni, scarso apprezzamento, rimproveri e minacce, pur in presenza della testimonianza che «neppure una di queste invenzioni mi è venuta spontaneamente». Reprimende avanzate dai Reggenti forse solo sul piano, diciamo, contabile, relativo a scadenze, a ricompense mal concordate, a conservazione e restituzione dei disegni originali. [...]