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Rivista 117_Il Coro di Capoferri e Lotto

Un capolavoro capace di stupire al primo sguardo, ma anche di portare l’occhio a soffermarsi sui dettagli della lavorazione del legno, sui colori, sui giochi di ombre e di luce. Cuore dell’opera monumentale trentasei tarsie lignee, intarsiate da Giovan Francesco Capoferri a partire dai disegni di Lorenzo Lotto: spaziano da scene bibliche a figurazioni simboliche, sono frutto di un’inesauribile fantasia scenica e rappresentano una sintesi efficace della cultura rinascimentale, di tutto lo scibile dell’umanesimo del primo Cinquecento. Un sincretismo fra temi religiosi e archetipi pagani, concetti spirituali e temi profani, storie bibliche e metafore ermetiche, suggestioni della mitologia greco-romana e concetti della filosofia neoplatonica. Dopo un anno e mezzo di lavori si è concluso il restauro del Coro ligneo di Capoferri e Lotto, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in Città Alta. Una storia artistica che risale a cinquecento anni fa (il Coro è stato realizzato tra il 1523 e il 1555) ma che, grazie alle più moderne tecniche, è stata riportata al suo splendore originale. Il lungo restauro (l’ultimo intervento significativo risale alla metà dell’800) è stato voluto da Fondazione MIA (che gestisce la Basilica, di proprietà del Comune di Bergamo), curato da Luciano Gritti dell’omonima Bottega di restauro, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, sostenuto da Fondazione Banca Popolare di Bergamo, partner esclusivo dell’intervento, e sviluppato all’interno di ‘Cantiere Vivo’, progetto di valorizzazione del restauro con direzione scientifica di Stefano Marziali. [...]