« torna al sommario 115 ······· vai al numero in edicola

Rivista 115_Donizetti e la Bergamo del Bel canto

[...] Se ci sono state due forme d’arte e di spettacolo squisitamente popolari, nell’Ottocento e nel Novecento, sono state senz’altro, rispettivamente, l’opera lirica e il cinema. Stessa partecipazione popolare, stessa spasmodica attesa dell’uscita di una nuova opera come di un nuovo film, simili modalità di fruizione in luogo chiuso, persino un accenno di star system, che se nel Novecento ha portato attori e poi registi allo status di divi, nell’Ottocento già si era manifestato con fenomeni se non identici, ugualmente paragonabili per cantanti e compositori (Maria Malibran e Giuseppe Verdi godevano della stessa popolarità nel loro secolo di quella che avrebbero goduto, mettiamo, Greta Garbo o Alfred Hitchcock in quello successivo).
Era inevitabile quindi che opera e cinema, a cavallo tra i due secoli, intrecciassero i loro cammini, e ancor prima, per quanto possa sembrar strano, dell’avvento del cinema sonoro. In effetti, fin dalle origini del cinema, trame e personaggi del mondo della lirica vengono utilizzati più per i loro aspetti narrativi che per quelli musicali; eppure, come ben si sa, il cinema muto non è mai stato del tutto muto e, grazie a vari espedienti, la musica, lasciata “fuori dalla porta” del grande schermo, già trovava la maniera di rientrarvi dalla finestra. [...]