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Rivista 114_Vette di luce, tra pittura e fotografia

Perché una mostra sulla Montagna ed esattamente sulle Alpi Orobie nel 2023, anno in cui Bergamo e Brescia condividono il titolo di Capitale Italiana della Cultura? L’idea nasce dalla convinzione che la conoscenza del territorio che incornicia i due capoluoghi meriti grande attenzione.
Nel caso di Bergamo la popolazione che abita fuori dalla città è circa quattro volte superiore a quella che vive nel capoluogo. Con il suo milione e mezzo di chilometri quadrati l’ambiente montano rappresenta territorialmente una parte rilevante della provincia di Bergamo.
Le Alpi Orobie sono state frequentate dai pittori che ne hanno percorso i sentieri, raggiunto le cime, osservato gli aspetti naturali, con l’intenzione di documentarne la bellezza e di condividerla con gli altri.
Dalla seconda metà dell’Ottocento, con l’affermarsi del gusto per il paesaggio, alcuni tra i migliori allievi della Carrara e non solo praticarono con successo il genere che per alcuni di essi diverrà una vera e propria specializzazione. La scuola di pittura avviava precocemente il corso dedicato al paesaggio e Giuseppe Diotti, direttore della Carrara, poneva alla guida dell’insegnamento Pietro Maria Ronzoni, artista che dopo gli inizi nell’istituzione bergamasca aveva completato la sua formazione a Roma tra il 1802 e il 1809, sotto la guida prima di Luigi Campovecchio (1740-1804) e poi del francese François Marius Granet (1775-1849) che risiedette a Roma per quasi vent’anni. [...]