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Rivista 113_Coincidenze Carpinoniane Rivista 113_Coincidenze Carpinoniane

La figura e il catalogo di Domenico Carpinoni, straordinario manierista bergamasco, si sono arricchiti negli ultimi anni di studi e di attribuzioni che hanno contribuito a precisarne la statura e il ruolo tutt’altro che banali nel panorama della pittura lombarda a cavallo del Cinque-Seicento.
Dalla ancora fondamentale monografia di Ugo Ruggeri, per i vari successivi contributi di Fernando Noris, Mariolina Olivari, Giosuè Bonetti, faccio rinvio al mio scritto “Un dipinto di Domenico Carpinoni alla Pinacoteca Ambrosiana” in questa stessa Rivista, ai rimandi e alla bibliografia in esso citati, con l’aggiunta del contributo di Valeria Messina, soprattutto per quanto riguarda le connessioni e le interrelazioni culturali e linguistiche con i più importanti esiti pittorici sperimentati in Europa, e in special modo in ambito neerlandese.
In questa occasione si presentano tre aggiunte al catalogo del nostro artista. La prima, particolarmente significativa per il tema insolito, allegorico e sapidamente allusivo e per la importante, documentata provenienza. [...] (Ciro Maddaluno)

La pala sull’unico altare della chiesa della Trinità a Gorno, fondata nel 1591 ma completata di tutti gli arredi solo nel 1624, offre al devoto la rappresentazione della Trinità con i santi Martino e Giovanni, titolari dei più antichi edifici religiosi di Gorno. Il restauro condotto da Roberta Grazioli consente ora di restituire il dipinto a Domenico Carpinoni, di cui emergono alcuni caratteri stilistici peculiari, dalla pennellata sfrangiata e crepitante alla nuvolaglia incendiata intorno al gruppo centrale, alla costruzione dell’immagine con le figure incombenti in primo piano e un fondo in cui lo sguardo indugia su un paese di acque e di alture segnate da architetture non familiari per poi sperdersi nell’orizzonte.
Altrettanto significativo è l’emergere nella composizione di un metodico e quasi maniacale ricorso alle incisioni. Il gruppo centrale, con Dio Padre che stringe Cristo crocifisso mentre lo Spirito Santo sovrasta la croce, riprende l’iconografia trinitaria del Trono di grazia, con la variante della croce proporzionata alla figura di Dio Padre e solidamente conficcata sul Calvario. [...] (Monica Ibsen)