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Rivista 110_Luciano Rossetti

Ci sono uomini, e donne, che piantano semi, che mettono in moto emozioni, stati d’animo, comunicazione, che aprono strade e potrebbero abbattere montagne. Che fanno venir voglia di muoversi e darsi da fare, e di viverla fino in fondo e pienamente, questa vita. Uomini, e donne, che fanno musica come altri il pane. E ci sono uomini, e donne, che quelle cose ce le fanno vedere come non avremmo saputo fare da soli, ne mettono in evidenza particolari rivelatori, cambiano la prospettiva, la aprono, fanno luce. Letteralmente disvelano. Luciano Rossetti, fotografo, è uno di questi uomini.
Con queste poche parole Pino Saulo, lo storico conduttore radiofonico di Radio Rai3, definisce in modo preciso la filosofia fotografica di Luciano Rossetti, classe ’59.

«Ho cominciato a fotografare nel 1976, con l’acquisto della mia prima fotocamera, una Pentax K1000; ho sempre avuto interesse per la musica, per il teatro, amavo andare ai concerti, agli spettacoli. Ho conosciuto un bravo fotografo, Ruggero Giuliani, che ha acceso in me la curiosità di raccontare usando la macchina fotografica. Mi diceva sempre: «guarda dietro, non ti accontentare del davanti, il davanti lo vedono tutti, tu, se puoi, vai dietro». Nell’estate ’79 ero a Pesaro al concerto di Pino Daniele (la tournée storica con Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo, James Senese, Tony Esposito, Joe Amoruso), appena spente le luci, scavalcai le transenne e mi ritrovai sotto palco: a quei tempi il servizio d’ordine non era come quelli di oggi e se avevi una macchina fotografica chiudevano un occhio. Posso dire quindi che ho cominciato a fotografare la musica scavalcando le transenne e così, con la stessa tecnica, in quegli anni ho fotografato Fabrizio De André, Il Banco del Mutuo Soccorso, Ron, Teresa De Sio, Lucio Dalla, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Paolo Conte, Dario Fo e tanti altri [...] ».