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Rivista 109_La biblioteca della Comunità Missionaria del Paradiso

Un luogo ameno, sconosciuto ai più, accoccolato nel versante occidentale dei colli cittadini tra la Porta San Giacomo e l’ansa della Conca d’Oro e con un affaccio mozzafiato, che sfila lungo le sue terrazze panoramiche e digrada fin sull’estremità dell’Isola Bergamasca: è questo il sito in cui si adagia il Seminario della Comunità Missionaria del Paradiso. L’edificio occupa una vasta superficie, percepibile solamente se la si profila da settentrione, percorrendo la Scaletta del Paradiso, che tra acciottolato e gradini dal sapore medioevale sbuca in via Tre Armi a ridosso delle mura venete dirimpetto alla piattaforma di Santa Grata. Le prime notizie risalgono al XV secolo, quando ospitava un monastero di Servite dell’Ordine dei Servi di Maria (dipendente da quello in Borgo San Tomaso), mentre le proprietà certe, restituite dai documenti conservati negli archivi, annoverano i nomi di prelati e di privati illustri tra i quali emerge quello del vescovo Gianpaolo Dolfin, l’ultimo episcopo veneto di Bergamo (1777-1819) e l’ultimo ad essere nominato sotto il dominio della Serenissima, noto per le sue simpatie francesi e per aver dato inizio nel 1819 alla costruzione del nuovo Seminario sul colle di San Giovanni. Il suo stemma, tre delfini dorati sovrapposti, compare infatti su un affresco staccato e riposizionato in un locale prossimo alla nuova chiesa interna alla comunità. Le fattezze del complesso originario compaiono nel dipinto di Gian Paolo Lolmo datato 1584, Madonna con il Bambino e i santi Rocco e Sebastiano, nella basilica di Santa Maria Maggiore e in una bella fotografia in formato poster all’ingresso del seminario sulla parete sinistra, mentre lo stabile odierno è frutto di un completo riassetto occorso alla fine degli anni Quaranta del Novecento. [...]