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Rivista 108_Influenze lombarde e venete, cultura pittorica a Bergamo tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo

La prima metà del XVI secolo è segnata dai conflitti tra Francia e Spagna; la posta italiana è parte di una nuova dimensione dello scontro tra Stati nella quale le Signorie Italiane – piccole ma decisive sul piano politico fino a quel momento – saranno da esse conquistate o “controllate”, eccezione fatta per la Repubblica di Venezia. Bergamo rimane terra di confine militare e di dubbia fede politica, per tutta la prima metà del XV secolo fino a quando la Pace di Lodi (1454) la consegna al controllo di Venezia e alla condizione – opposta a quella occupata fino a pochi anni prima – di ultimo caposaldo dei territori in Terraferma della Serenissima. Una situazione che, però, è rimessa in discussione proprio dalle guerre d’Italia dei primi anni del XVI secolo e che si stabilizza solo nel secondo Cinquecento, portando con sé cambiamenti politici, sociali e artistici. A Bergamo tra gli anni ’70 del ’400 e, ancora, nel primissimo ’500, il potere locale dimostra il suo interesse per la cultura pittorica sforzesca. Un orientamento del gusto in direzione milanese pare dunque essere una situazione omogenea prima dell’arrivo rivoluzionario di Lorenzo Lotto e dell’ondata veneta.
Insieme a Lotto arrivano in città due pittori di formazione veneziana ma di origine bergamasca come Andrea Previtali, che giunge a Bergamo tra il 1511 e il 1512, e Giovanni Cariani che soggiorna in città dal 1517 al 1523 con successivi ritorni; sono loro che di fatto monopolizzeranno il mercato. Da quel momento, la committenza cittadina che aveva preferito prendere le distanze da Venezia è sostituita da una nuova e decisiva schiera di personaggi fedeli alla Serenissima che cambieranno radicalmente anche la richiesta artistica. [...]