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Rivista 107_Di Audelio Carrara e dell'intelletto in scultura

Accostare il nome di Bourdelle a quello di Audelio Carrara è, a prima vista, un’operazione arbitraria e soprattutto vana.
Carrara è un autore capace di attenzione microscopica e uno scopritore di delicati paesaggi della memoria; Bourdelle si cimentò in incoerenti gruppi titanici e riesumava i miti dei popoli; Carrara distilla la materia e, talvolta, ne altera le proprietà; Bourdelle rese la pietra e il bronzo ancora più massicci e possenti. Carrara vive in Italia tra il XX e il XXI secolo; Bourdelle visse in Francia il secolo scorso; infine Bourdelle descrive i miti, Carrara ne studia filologicamente la struttura.
Nessun contesto artistico sembra accogliere due espressioni così opposte del sostantivo maschile “scultore.” Un fatto tuttavia li unisce: l’opera di entrambi è sempre tesa a portare in superficie, a decorticare e rendere evidenti le forze materiali e immateriali che sostengono le superfici rischiarate dalla luce del sole.
Occorre un’ulteriore precisazione a questa introduzione superlativa: per afferrare il più possibile del lavoro di Carrara urge collegarlo alla storia della scultura, della pittura e dell’architettura; la sua formazione, la sua attitudine alla ricerca consiglia, per una più agevole lettura, di agganciare le opere a una lunga tradizione, così, oltre che accostarlo a Bourdelle, potremmo affiancargli Giovanni Battista Piranesi, Mario Mertz e innumerevoli altre persone. Autori di chiara fama, singolari e, per certi aspetti, determinanti per lui come per noi; tutti loro descrivono un perimetro dell’arte e il rapporto ambizioso con la storia di un uomo sensibile a ogni fatto e per il quale ogni fatto è uno stimolo capace di suscitare una sequenza di pensieri, fino ad arrivare a una scultura conclusiva. [...]