« torna al sommario 105 ······· vai al numero in edicola »

Rivista 105_Un nuovo Orelli a Bergamo

In Bergamo Alta al civico 12 di via Mario Lupo sorge una struttura ricettiva, Casa Mario Lupo, che occupa un palazzetto appartenuto alla nobile famiglia dei marchesi Solza. La proprietà è attestata dalle testimonianze orali dei discendenti del casato e soprattutto dallo stemma della famiglia riportato sui capitelli in arenaria del porticato a due luci interno allo stabile. L’edificio risale probabilmente al XIV secolo e ha subito nei secoli diversi rimaneggiamenti: si innalza per tre piani, compreso il terraneo, e presenta la classica conformazione a U, che affaccia sul cortile interno dotato di giardino pensile.
Superato il profondo androne scandito da due campate e il porticato con volte a crociera, si accede alla dimora da un ingresso profilato in arenaria, che immette in un piccolo disimpegno. A seguire sono le scale, che strette e irte cadenzano la salita conducendo a pianerottoli e piani superiori, le cui volte sono rivestite da affreschi a tema allegorico e mitologico; di prim’acchito le policromie dei soffitti paiono stridere con le larghe pareti bianche che avvolgono chi si appresta a superarle, ma le larghe cornici dorate, che profilano le decorazioni, le amalgamano morbidamente al resto degli spazi, infondendo calore agli ambienti, prima di approdare alle porte che affacciano sui terrazzini, da cui penetra la luce naturale.
La prima rampa di scale e il primo pianerottolo paiono dialogare con l’ingresso: presentano quadrature ornate da foglie e da fiori di gusto barocchetto, già visti in diversi altri cantieri cittadini e per alcuni dettagli similari alla decorazione a stucco superstite nell’ex Palazzo Solza di via Arena in Bergamo Alta, parzialmente inglobato nella torre del Seminario Vescovile sul colle di San Giovanni. La seconda rampa di scale e il successivo pianerottolo, così come i due spazi gemini seguenti che conducono al secondo piano, vedono muoversi soggetti mitologici e allegorici, che in questa sede pare interessante indagare in quanto ad oggi inediti, dietro precisa richiesta ricevuta dalla proprietà dell’immobile: l’incarico, affidato alla sottoscritta, stima che le mani intervenute siano tre e che gli affreschi siano collocabili tra la fine degli anni Quaranta ed entro il terzo quarto del Settecento. [...]