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Rivista 104_Conversazione con Ferrariofreres

Il collettivo Ferrariofreres desidera mettere in moto gli aspetti visionari del reale, per fare riaffiorare le innumerevoli forme di stupore. Suscita salti atemporali, visioni senza confini, imprese della dismisura, ritorni all’idea di un mondo primitivo, che ha proiettato le sue tracce fino a raggiungere il tempo presente. Ama saltare nella sostanza del caos primordiale, dove “Kaos” è da intendere nell’accezione greca, ovvero nel senso di “vuoto spalancato”. È una metafora del viaggio oltre se stessi, per cercare di sentire il brivido dell’illuminazione e il bagliore della verità estatica.
Ne sortisce, per dirla alla Herzog, una «pura adorazione del mondo, di ciò che c’è là fuori, qualcosa del sublime, che va oltre noi, qualcosa di bellissimo e strano». Abbiamo incontrato Ferdinando e Maurizio per condividere alcune questioni.

Mauro Zanchi: Quali sono le immagini che abitano nelle vostre fotografie? Come utilizzate il medium fotografico per rendere visibile la presenza di una immagine che ritenete interessante o necessaria per la vostra ricerca?
Ferrariofreres: Le immagini sono evocazioni, visioni, sogni filtrati dalla memoria più profonda. È un lavoro che si muove all’interno, a volte doloroso, sul filo della latente malinconia. Esperienze e letture si rimestano in una ricerca costante del significato delle cose. La fotografia poi raccoglie tutto in un processo alchemico, che piano piano sedimenta. [...]