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Rivista 104_Ti Bergamo

«Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni di un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi». Come ne Le città invisibili di Calvino i racconti si moltiplicano, si intrecciano e si frammentano, anche la mostra ideata dalla GAMeC, dal titolo Ti Bergamo. Una comunità, propone un racconto combinatorio che riflette la varietà del fare, non solo artistico ma anche di cittadini comuni e di istituzioni del territorio bergamasco.Ci sono le parole stampate in rotativa sulla carta de L’Eco di Bergamo che evocano resistenza, liberazione e generosità, ma anche quelle scritte dall’Italia per The Washington Post dall’illustratore Emiliano Ponzi, trasformate in immagini dallo stile essenziale che raccontano delle code silenziose al supermercato e di un Papa sotto scorta che attraversa solitario le vie di Roma. Ci sono parole trascritte dal Talmud, testo sacro ebraico, in oro su un cuscino di organza, dal sapore intimo e femminile a trasmettere la cura con cui “Dio conta le lacrime delle donne”, e manifesti come presa di posizione politica e intellettuale. È il caso di Thank God for Immigrants dell’artista britannico Jeremy Deller – un ringraziamento pubblico, concepito nella forma di un poster da affiggere a vetrine e finestre, ai lavoratori rimasti per strada a consegnare merce che, in Inghilterra come in tanti altri Paesi, sono cittadini immigrati – che ci invita a riflettere sul nostro sistema di valori. È proprio l’incontenibile forza della parola e la sua capacità di ispirare le masse il fulcro del manifesto esplicito di Julian Rosefeldt, dal titolo emblematico La parola è sempre l’avanguardia dell’azione. [...]