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Rivista 103_Giovanni Carobbio

Le indimenticabili pagine dedicate da Rossana Bossaglia al Settecento lombardo e ai debiti contratti con la pittura veneta contengono spunti e riflessioni ancora di straordinaria attualità a proposito del panorama artistico di Bergamo all’aprirsi del secolo, quando l’assenza di una scuola autoctona di pittura, capace di garantire l’ampia richiesta di dipinti murali e di pale d’altare per la rinnovata edilizia sacra, determina l’arrivo di opere venete destinate a soddisfare il gusto di una colta committenza laica e religiosa. [...]
Non è impresa di poco conto aggiornare il corpus pittorico di Carobbio, restituendogli numerosissimi dipinti conservati in parrocchiali e chiese minori, spesso dislocate in luoghi periferici e distanti dalla città, catalogati come opere di ignoti autori lombardi o lombardo veneti, con datazioni che oscillano dalla metà del Seicento agli inizi dell’Ottocento.
Inizio con il segnalare due importanti quadri in città che ultimamente sono stati riferiti a due autorevoli artisti attivi più in area veneta che in terra bergamasca, Alessandro Lanfranchi (1662-1730) e il ticinese Ludovico Antonio David (1648-1709), più anziani di oltre una generazione rispetto al Carobbio.
A Lanfranchi è stato assegnato l’impegnativo telero raffigurante l’Omaggio a Minerva delle arti e delle scienze collocato sulla volta dello scalone seicentesco della Domus Magna o Palazzo della Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo, in una scheda puntuale sotto l’aspetto descrittivo, che riprende una lontana attribuzione di Cesare Bizioli, peraltro già confutata da Licia Carubelli nel suo saggio sul Lanfranchi. L’autrice, infatti, inserendo l’opera tra quelle dubbie, la confrontava con i dipinti di sicura autografia del pittore, risalenti al suo periodo maturo, sottolineandone il «divario stilistico». [...]