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Rivista101_Il Crocifisso di Gorno

Nel 1526 Guidotto Prestinari (Bergamo, 1455-1527), maestro di grammatica e vicario della Val Brembana, era stato incaricato da Paolo Casotto, rettore dell’Hospitale di Santa Maria Maddalena a Bergamo, di stendere una nuova versione dei Capitoli dei Disciplini che reggevano l’istituzione e che si radunavano a pregare nell’oratorio. Guidotto invita i confratelli a rivolgere lo sguardo al Crocifisso esposto in chiesa: «subito che in esso entrati siamo, debiamo inalciar gli occhi e drizargli verso il Crucifixo che sta posto in alto in mezo di esso tempio, e in quello spechiandoci contemplarlo, e tutto bene per ogni canto remirarlo». Il messaggio del Crocifisso è trasmesso attraverso due canzoni: la Saluberrima esshortation del Crucifisso a l’humana creatura, nella quale Cristo si rivolge all’uomo, e la Preghiera al Crucifisso che rappresenta la risposta. Immagino che durante le para-liturgie rivolte ai Disciplini qualcuno leggesse le due composizioni, in una forma povera quanto efficace di teatro confraternale. [...]
L’attenzione del devoto è orientata verso i segni cruenti della Passione: la magrezza esasperata del corpo, il sangue che cola dalle ferite, le spine della corona che trafiggono la pelle e i chiodi. Dopo aver invitato il fedele alla contemplazione, il Crocifisso lo invita alla conversione. La risposta del devoto non si fa attendere: la contemplazione guida alla contrizione e da qui alla promessa di una vita conforme ai precetti della vita cristiana. Questa pratica devozionale così personale richiedeva un oggetto sul quale fissare lo sguardo, un oggetto analogo al Crocifisso individuato da Emiliano Stefenetti nella chiesa della Santissima Trinità a Gorno. [...]